
Dedicato a chi vuole indagare il mondo dell' Al di Là
Dopo la Morte non c'è Nulla!
“Dopo la morte non c’è niente.”
Quante volte l’hai sentita questa frase? È secca, definitiva, un punto fermo. Ma davvero è così chiaro? O forse dietro questa convinzione c’è solo un’altra forma di fede? Sì, fede. Perché anche credere che non ci sia nulla dopo la morte è una credenza. E spesso è una credenza rigida, costruita su preconcetti, paure o esperienze mancate.
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Parliamoci chiaro: l’idea che dopo la morte finisca tutto può sembrare rassicurante per alcuni, terrorizzante per altri. Ma in entrambi i casi, chi lo afferma con certezza assoluta… su cosa si basa?
Ecco perché vale la pena aprire una riflessione. Non per convincerti di qualcosa, ma per avere strumenti da verificare. Da te, col tuo sentire, con la tua esperienza.
C’è chi accusa chi parla di aldilà di essere un illuso, un ingenuo. Ma chi dice “non c’è nulla” lo fa sulla base di quale prova? Di nessuna. Solo di un’idea, forse suggerita dalla cultura, dalla scienza materialista o da qualche trauma.
E allora la domanda è: chi crede ciecamente a un dogma – che sia religioso o “anti-religioso” – non è anche lui un credulone?
Il punto non è schierarsi, ma accorgersi di quanti paraocchi portiamo. Se ci convinciamo che la realtà è solo quella che conosciamo, chiudiamo ogni possibilità di scoperta.
E ci tagliamo fuori da un’indagine che potrebbe rivelarci molto di più, anche su come vivere adesso.
La scienza non è un blocco monolitico. È fatta di persone, menti, scuole di pensiero. Alcuni scienziati chiudono la porta a tutto ciò che non rientra nel modello fisico-materiale. Altri invece indagano, aprono spazi di possibilità.
L’Istituto di studi sulla coscienza dell’Università della Virginia, per esempio, ha studiato per decenni casi di bambini che ricordano vite passate o cosa avvene alla Coscienza.
Oppure c’è il cardiologo olandese Pim van Lommel, che dopo aver raccolto centinaia di casi di esperienze di premorte, ha concluso che la coscienza può esistere anche senza il cervello attivo.
Stiamo parlando di scienziati, non di mistici. Eppure i risultati portano a una domanda scomoda: se la coscienza può esistere senza corpo… cosa succede dopo la morte?
Non c’è bisogno di “credere” a nessuno. Anzi, sarebbe un errore. Il punto è aprirsi, osservare, ascoltare. Non tanto per aderire a una nuova fede, ma per mettere in discussione quella che hai già – anche se non la chiami così.
Hai mai ascoltato chi racconta un’esperienza di premorte? O un bambino che descrive dettagli precisi di una vita che non ha mai vissuto, almeno in questa?
Ci sono interi documentari su queste testimonianze. Alcuni sono commoventi, altri inquietanti. Ma tutti aprono uno spiraglio. Ed è lì che puoi iniziare la tua indagine personale.
Sono tra le testimonianze più sconvolgenti, perché non filtrate. Non c’è una costruzione mentale o un interesse personale. Solo parole semplici e dettagli che, in alcuni casi, portano a scoprire persone realmente esistite, eventi realmente accaduti.
Molti di questi bambini crescono in ambienti dove la reincarnazione non è neanche contemplata. Eppure parlano di famiglie diverse, di morti passate, di nomi, città, storie. Gli studiosi che raccolgono questi casi li analizzano, verificano. Non tutti reggono alla prova dei fatti, certo. Ma tanti sì.
E allora? Anche se non ti convince del tutto, non ti sembra già abbastanza per togliere quel “non c’è niente” così categorico?
Chi le vive spesso torna completamente cambiato. Più sereno, più amorevole, meno interessato al successo, al denaro, alla performance. Perché?
Perché ha vissuto qualcosa che le parole non riescono a spiegare. Una luce, una pace, un’unità totale. In quel momento, l’identità si dissolve. Non sei più “tu”, ma sei parte di qualcosa di molto più grande, senza tempo, senza confini.
E non parliamo solo di credenti o spirituali. Molte di queste persone erano scettiche, convinte che non ci fosse nulla. Eppure, dopo, non possono più pensare allo stesso modo.
Il Libro tibetano dei morti – che sarebbe meglio non leggere se non attraverso i commentari di maestri tibetani – racconta un viaggio dopo la morte che non è lineare, ma fatto di fasi, esperienze, stati di coscienza. Non c’è un “paradiso” o un “inferno” statico. C’è un processo dinamico, in cui l’identità si trasforma, si dissolve, attraversa luci, visioni, proiezioni mentali.
Una fase, in particolare, parla di un momento in cui l’essere si fonde con una luce bianca sconfinata, piena di amore. In quel momento non esiste più un “io” separato. E lì sì, si può dire che non c’è “niente”… ma quel niente è tutto.
Un paradosso? Sì. Ma forse è proprio nei paradossi che si nasconde la verità.
C’è un punto in cui ogni parola si inceppa. Dove tutto quello che sappiamo, crediamo, definiamo… semplicemente non serve più. Chi ha vissuto certe esperienze lo racconta così: “Ero luce, ero amore, ma non c’era più un io. Non c’era separazione. Non c’era nulla. Ma c’era tutto”.
È qui che “niente” e “tutto” diventano la stessa cosa. Una coscienza senza oggetto, una presenza senza forma, un amore senza soggetto. Può sembrare filosofia o spiritualismo astratto, ma è una descrizione che ritorna, identica, da chi ha avuto esperienze di confine: nei racconti di NDE, nella letteratura mistica, negli insegnamenti buddhisti.
Nel buddhismo tibetano, questo momento è descritto come lo “stadio della chiara luce”. È una fase profondamente trasformativa, ma difficile da attraversare se non si è pronti. Ed è anche per questo che i maestri dicono: preparati in vita. Non aspettare la morte per iniziare a capire come funziona.
Il punto non è convincerti che ci sia qualcosa. Ma notare che anche dire “non c’è nulla” è un atto di credenza preconcetta. È una credenza, spesso non riconosciuta, ma che condiziona tutto. E se invece la sospendessimo, anche solo per un attimo?
Non serve abbandonare la razionalità. Serve solo un po’ di coraggio. Il coraggio di ascoltare chi racconta qualcosa di diverso. Di aprirsi al dubbio. Di accettare che forse non sappiamo ancora tutto. E che magari, dopo la morte, qualcosa rimane. Una coscienza, una luce, un’esperienza.
Ci sono tante cose che all’inizio ci sembravano strane, ridicole, impossibili. E poi, un giorno, ascoltando davvero, ci siamo accorti che qualcosa ci toccava dentro. Che non era poi così campato per aria. Ti è mai successo?
È questo che ti propongo: un piccolo spazio interiore in cui sospendere i tuoi pregiudizi. Lasciare che le testimonianze parlino. Guardare, ascoltare, sentire. Non per credere, ma per verificare.
Non hai bisogno di credere a me. Ma potresti esplorare, guardare i documentari, leggere, confrontarti con chi ha vissuto certe cose. Potresti ascoltare senza giudicare. E poi farti la tua idea. Con calma, col tuo ritmo.
Viviamo in un tempo dove è facile prendere posizione estrema: o ci si crede ciecamente, o si rifiuta tutto. Ma esiste anche una terza via: quella della consapevolezza, dell’indagine, della libertà interiore.
Non è debole chi si fa domande. Non è ingenuo chi ascolta. Ingenuo è chi ha chiuso le porte senza mai averle davvero aperte.
Se anche solo una parte di te è curiosa, se senti che forse qualcosa in tutto questo ti risuona… seguila. Non devi diventare spirituale, mistico o religioso. Devi solo rimanere umano. E aperto.
Sotto questo articolo (o video, se stai seguendo da lì), trovi alcuni documentari che raccolgono testimonianze di esperienze di premorte. Ti invito a guardarli senza fretta, senza aspettative. Lascia che parlino da soli.
E se vorrai sostenere questo percorso di ricerca condivisa, c’è anche un link per una donazione.
NDE: documentario con casi italiani
NDE: Raymond Moody documentario “la Vita oltre la Vita”
anche un “caffè” o una “pizza” possono esser di aiuto
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2 risposte
La ringrazio, già da tempo mi preparo per il dopo.
prego, si anche io lo faccio