Un abbonato al Come Meditare Coaching domanda:

Sto meditando sempre con costanza. Negli ultimi tempi, mi sono reso conto che è un po’ diventato un automatismo. È normale?

Dopo le prime settimane bisogna semplicemente continuare, pensando che questa frustrazione è solo un pensiero?

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Il Significato di “Normale” nella Meditazione

oltre la frustrazione in meditazioneHai colto nel segno, già un indizio importante è quando noi ci chiediamo: “Ma è normale questa cosa?” Innanzitutto già questa domanda è normale.

Questo risponde alla necessità di cercare uno standard, qualcosa di ideale. Un aspetto metafisico, cioè un’idealizzazione di cosa ci dovrebbe aspettare e cosa non ci si dovrebbe aspettare.

Ma nel qui e ora non c’è spazio per gli ideali, perché gli ideali fanno parte del mondo delle idee, mentre noi, nel qui e ora, cerchiamo di aderire il più possibile al qui e ora, al presente, a quello che c’è.

L’Illusione degli Ideali e la Realtà

Quello che c’è non è necessariamente ideale. Non appartiene al mondo delle idee, ma alla realtà delle cose, che è sempre in movimento, è sempre scorrevole.

Il qui e ora va colto ed è sempre diverso, quindi non risponde agli ideali, non può rispondere agli ideali.

Perché oggi, se l’ideale è uno, in questo momento è uno, poi sarà due, poi tre, poi quattro. Scorre. Quindi, ogni tanto, per coincidenza può corrispondere anche agli ideali, ma è solo per coincidenza.

Non corrisponde mai veramente agli ideali. Il qui e ora è quello che è, mentre il mondo delle idee è un’altra cosa, è un’astrazione.

Riconoscere e Accettare i Pensieri

Chiedersi se è normale è un’idea, un pensiero, e quindi tu l’hai riconosciuto subito. Tant’è che nella domanda me lo dici e se lo confessi, lo affermi.: È solo un pensiero.

Esatto, è solo un pensiero. Mi contraddico apparentemente, no. Voglio tranquillizzare, nel senso che succede. L’abitudine alla meditazione è una routine. Qualcuno può pensare che costituisca un problema, in parte sì, ma in maniera talmente minima che io non me ne farei un problema.

Routine della Meditazione e la Sua Efficacia

Provo a spiegarmi ancora una volta con degli esempi pratici della vita, perché sono quelli che poi contano. Avere una routine della meditazione è benefico.

Il rovescio della medaglia è che è una routine e quindi poi alla fine c’è un senso di assuefazione alla meditazione.

Anche quando ci mettiamo a meditare, questa assuefazione fa sì che magari ci accorgiamo di quanto siamo distratti.

Prima ci accorgevamo di quanto eravamo distratti meditando. Riuscivamo, in qualche modo, osservando il respiro, a essere meno distratti, a essere anche molto assorti, e quindi ad aver, in qualche modo, anche superato “con successo”, tra virgolette, un momento di distrazione o di turbamento e quindi trovare un senso di pace.

La Verità sugli Ideali nella Meditazione

Però, se ragioniamo sugli ideali, ancora una volta, non è che quel piacevole senso di assorbimento che si può provare in meditazione dobbiamo averlo per forza, altrimenti ricadiamo nel mondo degli ideali.

Dobbiamo essere consapevoli di quello che c’è. Se in questo momento ci sono dei pensieri, l’importante è cercare di essere trascinati via da questi pensieri il meno possibile e accorgerci della loro presenza. Non è negare la loro presenza, non è l’assenza di pensiero.

Esempio Personale

Ero già un meditante esperto, erano già anni che meditavo e, nell’ambito della scuola di counseling che frequentavo, ho fatto un corso triennale. In una scuola di psicologia che formava anche psicologi oltre che counselor, uno psicologo insegnava la mindfulness.

Io, da praticante di meditazione, volevo conoscerla bene, questa mindfulness, perché ne avevo sentito parlare, ma non capivo in cosa si differenziasse dalla pratica che già facevo, che era la vipassana. Decisi quindi di fare questo corso che durava otto incontri, come tradizione della mindfulness.

Faccio questo corso, ero circondato da psicologi e counselor non esperti di meditazione. Io ero l’unico esperto, probabilmente più dell’insegnante stesso, da quello che ho capito dalle sue battute e dalle sue affermazioni.

Quindi, ci mettiamo lì, meditiamo. È una cosa che capita la prima volta, poi capita la seconda volta, poi capita la terza volta, e dopo la meditazione, tutti fanno un giro e tutti dicono: “Ah, bello, io non ho avuto pensieri”. Poi io dico: “Ma io sono stato pieno di pensieri”.

La seconda volta, idem, io non ho avuto pensieri, mentre tutti dicevano “io pochi”, e poi “come funziona bene”. Arriva a me, ma io sono stato pieno di pensieri. E la terza volta, idem.

La Frustrazione in Meditazione

Il punto qual è? È che io, da praticante esperto, avevo anche raffinato una certa attenzione e quindi mi accorgevo di alcuni pensieri a un certo livello a cui gli altri non accedevano.

Riuscivano a superare una fase un po’ più ansiogena con grande beneficio, ma poi magari non si accorgevano degli altri pensieri che uscivano e rientravano dalla finestra.

Io invece mi accorgevo anche di quelli che rientravano dalla finestra e non solo di quelli mandati via dalla porta, cioè che erano usciti perché non avevamo mandato via nulla.

Ecco, questo è il punto: la frustrazione in qualche modo in meditazione. Se ci aspettiamo un ideale, ci sarà sempre frustrazione.

Ma ripeto, gli ideali appartengono al passato, appartengono a preconcetti, appartengono al mondo delle idee, non appartengono al qui e ora.

Meditare significa aderire al qui e ora, qualsiasi esperienza ci sia nel qui e ora possiamo sviluppare consapevolezza di questa.

E se vediamo che la consapevolezza fa molto fatica a venire, già il fatto di accorgersene è un certo livello di consapevolezza. Sono consapevole di quanto poco riesco a esserlo e quindi cercherò di essere più ancorato al respiro.

Samatha e Vipassana

Ecco, questo è quello che facciamo con la samata vipassana. In vipassana cerchiamo di sviluppare presenza mentale, la mindfulness, in samatha ci agganciamo al respiro.

Di fatto, è una danza. Quando meditiamo, è una danza tra questi due aspetti: l’ancoraggio al respiro o comunque al corpo e l’esplorazione, lo sviluppo della consapevolezza a 360°.

Ma siamo consapevoli di quello che c’è nel qui e ora, lo stesso respiro che è una forma comunque di focalizzazione nel qui e ora.

Noi comunque ci focalizziamo sull’esperienza che viviamo nel qui e ora, che è unica. Ogni respiro è unico.

Prove scientifiche e meditazione

Tornando a noi, a beneficio a supporto di questo, abbiamo anche delle prove scientifiche.

Ogni tanto fanno degli esperimenti con dei meditanti, coi praticanti di meditazione.

In un ritiro di meditazione, quindi giorno dopo giorno, che si medita un giorno dopo l’altro, si mettono dei sensori sulla colotta cranica e si misurano i parametri delle onde cerebrali.

Non so se c’erano anche altri parametri che esaminavano, comunque insomma, prendevano un esame dei praticanti di meditazione ed erano in grado di capire il loro livello di profondità nella meditazione.

Più di una volta, il praticante di meditazione andava dallo scienziato, da colui che stava raccogliendo questi dati, dicendo: “No, guarda, oggi è un disastro, puoi strappare il risultato, perché sono andato malissimo, mi sono distratto tantissimo.”

E invece, lo scienziato diceva: “Complimenti, oggi sei andato più in profondità di ieri. Ogni giorno vai più in profondità.”

Quindi, la nostra percezione e la nostra frustrazione è costante, nonostante il solo metterci a meditare sia già di per sé spesso motivo di una maggiore profondità della mente e maggiore percezione dei pensieri, dei problemi. Ce ne accorgiamo di più in modo sempre più sottile, aspetti sempre più profondi di noi stessi.

Mantenere una mente da principiante

Quindi, non cerchiamo ancora una volta degli ideali. Cerchiamo di stare con quello che c’è, cerchiamo di mantenere -ed è qui la vera, forse, risposta alla tua domanda- una mente da principiante… c’è un libro il cui titolo, secondo me, vale ancora più del contenuto del libro.

Il contenuto è molto valido, ma devo dire che avevo delle aspettative ancora più alte rispetto al titolo, perché il titolo è “Mente Zen, mente da principiante.”

Dovremmo cercare di mantenere una mente da principiante sempre. Anche piano piano, più sviluppiamo capacità nel meditare, più dovremmo essere in grado di ripartire da zero, perché il qui e ora è un ripartire da zero.

Aderire al qui e ora significa necessariamente ripartire da quello che c’è nel qui e ora. Ed è il potere dell’adesso di cui parlavo nell’intervento precedente.

Guarda il Video – Meditazione: Scuotere la Routine, RINNOVARE la Pratica della MEDITAZIONE e Superare la FRUSTRAZIONE

 

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