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come è strutturata e come funziona una giornata tipo di un ritiro di 10 giorni di meditazione vipassana?

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Introduzione al ritiro di meditazione Vipassana: il clima dell’evitare distrazioni

giornata tipo ritiro meditazione vipassanaOk, come è strutturata la giornata tipo del ritiro di Dieci giorni di meditazione Vipassana? Allora, innanzitutto, facciamo una prospettiva dell’intero ritiro.

Tradizionalmente, il ritiro è molto importante nella tradizione Theravada, quindi nella scuola di Vipassana e, di conseguenza, anche della mindfulness. Chi pratica la mindfulness e sente il bisogno di fare un ritiro, sono quelli che normalmente scappano, perché non è meno tosta di quanto uno possa credere. Ma è comunque tosta.

La difficoltà, tra virgolette, non sta dove riteniamo possa esserci, ci sorprende sempre.

Prima di vedere la giornata tipo, cerchiamo di capire come si colloca questa giornata tipo.

Dove si colloca? È fondamentale. Si colloca nella decisione che uno prende da sé, di rinunciare a tutti quegli effetti e tutti quegli eventi che tendono a distrarci.

Noi vorremmo idealmente, almeno auspicabilmente, fare un ritiro per sviluppare la massima presenza mentale, la massima consapevolezza.

Quindi, tutto ciò che è distraente volutamente viene eliminato. A un ritiro magari ci vai col tuo cellulare, magari usi il cellulare anche come navigatore per arrivare al punto del ritiro. Poi però, il cellulare lo spegni, lo dai addirittura al maestro e rinunci a leggere, a fare le telefonate, a navigare in internet. Rinunci a tutte le distrazioni.

Il Potere della Rinuncia

Quindi anche le letture, cioè anche se ti porti un libro, anche se è un libro che parla di ritiri di meditazione Vipassana, non andrebbero letti perché sono distraenti.

A parte questo, si seguono anche i cinque precetti. Si seguono anche i cinque precetti, ma insomma, tutto ciò che è distraente va evitato.

I cinque precetti sono delle indicazioni simili ai dieci comandamenti, di matrice Theravada buddista, quindi dove diciamo che quello che incide di più alla fine è non uccidere alcun essere vivente, incluse le zanzare, soprattutto se questi si fanno in ambito, per esempio, in un monastero. Però, tendenzialmente, si è invitati a entrare in sintonia con quello che facevano i monaci.

i cinque precetti e la sintonia con la tradizione

Rinunciano, rinunciano. “Rinunciare” è la parola che si usava ai tempi di Buddha, in pali, che traduciamo con il termine “monaco”. In realtà, significa “rinunciante”, o meglio “bikkhu” che sta per il monaco vero e proprio significa “colui che mendica”.

Poi c’è la parola “anāgārikā“, che è il rinunciante, che è il grado di preparazione a divenire monaco.

Il praticante del ritiro è simile perchè è lì per rinunciare a tutto ciò che appunto è distraente e quindi segui questi cinque precetti perché ti aiutano anche a entrare in sintonia con la giusta vibrazione.

Quindi capito che il clima è di totale silenzio e di sguardo interiore. Non rimorchi, non ti distrai, e cerchi di osservare te stesso durante tutte le 24 ore.

La consapevolezza durante tutta la giornata

Questo che cosa vuol dire? Che, se anche nel calendario della giornata c’è il pranzo, il pranzo non è colloquiale. Il pranzo è auto-osservazione.

Quindi, qualsiasi cosa tu faccia nell’arco di questa giornata tipo, che adesso andiamo a vedere, è utile capire che viene collocata in quel contesto. È come se l’intera giornata fosse un’enorme occasione di consapevolezza, un quotidiano interno per sviluppare la consapevolezza.

E lo è. E lo è, perché la consapevolezza sviluppata per cinque minuti è molto diverso da uno sforzo reiterato per tante ore consecutive.

Per cui, anche i momenti di relax e di riposo diventano però occasione di auto-osservazione, di silenzio, nel quale emergiamo noi stessi.

Per questo chi non è abituato al silenzio scappa. Dopo un po’, la difficoltà sta lì. Io conosco molte persone che non sanno stare a casa in silenzio. La prima cosa che fanno è accendere la TV. Ma siamo ne, conosciamo, siamo pieni, pieni. Anch’io l’ho fatto per un periodo. Arrivo a casa, accendo la TV. Ma perché? Perché il silenzio fa emergere noi stessi e non è sempre facile avere a che fare con noi stessi.

Tant’è che, poi, entro nella giornata tipo. Non me ne sono scordato: nell’ambito del ritiro, io metto in conto e quindi invito a fare altrettanto che, al secondo-terzo giorno, più o meno, c’è un momento di grande fastidio, di grande intolleranza.

Il momento di difficoltà durante il ritiro: l’intolleranza

Te la prendi con quello che dovrebbe stare in silenzio e fa casino. Te la prendi con la zanzara che non ti dà tregua. Te la prendi con te stesso, che ti dice: “Ma chi me l’ha fatto fare a venire qui? Sono proprio un cretino.” Te la prendi con tutto.

C’è un momento di grande difficoltà. Non cedere a questa difficoltà. Vai avanti, mettila in conto, osservala.

Attenzione: anche questa difficoltà è un ottimo motivo o un ottimo oggetto di osservazione.

La consapevolezza cos’è? Stare con tutto ciò. E quando poi l’attraversi… wow, bellissimo! Sai che puoi attraversare qualsiasi difficoltà dopo che hai attraversato questa.

E capisci anche quanto gran parte delle difficoltà non stia nella difficoltà in sé. Per esempio, i miei acciacchi che mi impediscono di fare tutta una serie di cose. Ma nella “braccio di ferro” che io posso fare nel rifiutare questa difficoltà. Sta in noi la difficoltà, spesso non è fuori di noi. La difficoltà è dentro di noi e quindi la possiamo sciogliere.

Le difficoltà interne e come affrontarle

Quindi, che io mi arrabbio perché oggettivamente c’è qualcuno fuori di me che fa gran caos e mi impedisce di stare in silenzio. Io me la prendo con lui… beh, non è oggettivo, è soggettivo.

Cioè, ci può anche essere qualcuno che lo fa, ma io come mi aggancio? Quanto questa persona effettivamente fa caos? Il caos vero viene percepito da me. E più mi dà fastidio, più lo vado a cercare, questo suono, e lo trovo. E provo avversione. E quindi questo caos, alla fine, l’ho prodotto io.

Mi spero di aver reso l’idea. Qualcuno parla, magari non parla, parla mediamente forte, però mi distrae. E io me lo vivo come un gran fastidio. E il modo in cui me lo vivo è il problema. Il modo in cui io mi relaziono con l’ambiente è il problema. Ma io sono questo.

E quindi, io vado a fare i dieci giorni di ritiro per capire come funziona il mondo. E quindi è utilissimo anche tutta questa materia da esplorare.

le tradizioni theravada in Italia

Abbiamo detto che i dieci giorni sono tipici della tradizione Theravada. Ma questa tradizione Theravada, che ha la sua sede principale nello Sri Lanka, è diffusa tantissimo anche in Thailandia, in Birmania, negli USA e in altri luoghi del Sud-Est asiatico. Le tradizioni più diffuse, per esempio in Italia, sono tre. Quella legata a… molto conosciuta, grazie all’azione di UB Kin o Goenka, che è quella birmana. Poi c’è quella thailandese, legata al SantacittaRama, da cui esce il mio maestro Mario Thanavaro, a cui sono particolarmente affezionato.

Quindi, alla tradizione thailandese si aggiunge quella dello Sri Lanka, che è più orientata verso la comunità singalese. Tuttavia, a Napoli, ad esempio, esiste un tempio buddista che appartiene a questa tradizione e che apre molto le porte anche a chi non è singalese e vuole esplorare questa pratica.

Esistono dunque varie tradizioni.

La Giornata Tipica di un Ritiro Buddista

Normalmente, ci si sveglia all’alba, molto presto, e si inizia subito a meditare.

Nella tradizione originale, durante la mattina si svolgono anche alcuni lavori, come aiutare in cucina, prendere la zappa e pulire il monastero. Questo è ciò che viene chiamato Karma Yoga. Karma, lo ricordo, significa “lavoro”, cioè “azione”, e yoga in qualche modo è un lavoro. Quindi, l’azione stessa diventa un’opportunità per meditare in silenzio e con consapevolezza.

Un tempo, il mio maestro proponeva questa pratica, ma ormai non lo fa più da tempo e anche io, per via dei miei acciacchi, non la pratico più.

Tuttavia, in alcuni momenti, magari ti ritrovi ad aiutare in cucina o a fare altre cose. Queste attività offrono comunque una grande opportunità di consapevolezza.

Altrimenti, si medita in continuazione. Nella tradizione Theravada, alla quale sono legato, si alternano spesso la meditazione seduti e quella camminata. Si può fare, ad esempio, un’ora di meditazione seduti e poi una mezz’ora camminata, alternando più volte nel corso della giornata.

Meditazione Seduta e Camminata: L’Importanza dell’Alternanza

Per me, la meditazione camminata è fondamentale, perché aiuta a sgranchirsi le gambe e soprattutto a essere più consapevoli.

La meditazione camminata, infatti, può sembrare inizialmente più semplice, ma ti permette di percepire il movimento delle gambe in modo più chiaro.

Ricordo che, all’inizio, ero molto distratto durante la meditazione da seduto, ma la meditazione camminata mi ha aiutato a ritrovare la centratura, che poi ho portato anche nella meditazione seduta.

La meditazione camminata ha numerosi altri benefici, ma non mi dilungherò su questo, se non per dire che è una pratica molto potente, che offre molti insight.

L’Alimentazione e la Meditazione

Personalmente, preferisco i ritiri dove si pratica anche la meditazione camminata, non solo per sgranchirsi le gambe, ma anche per l’importanza che riveste nella consapevolezza.

Tradizionalmente, si fa un solo pasto al giorno, prima di mezzogiorno, ed eventualmente una cena leggera. L’invito è, infatti, a evitare di cenare troppo pesantemente, poiché un pasto abbondante può provocare sonnolenza e disturbarci nel rimanere seduti a meditare, attività che richiede energie.

Quindi, non bisogna temere di fare un solo pasto al giorno se il ritiro lo prevede, e se così fosse, non è necessario abbuffarsi, poiché l’abbondanza di cibo non è necessaria per stare seduti durante il giorno.

Meditazione e Silenzio: L’Essenza del Ritiro

Dopo il pasto, la meditazione continua, alternando le varie tecniche meditative. Le tecniche più comuni comprendono samatha e vipassana, che si alternano tra meditazione seduti, camminata e, nel corso del giorno, si prosegue con altre pratiche.

La giornata tipo si conclude con il ritiro silenzioso, in cui ci si sforza di evitare di incrociare troppo lo sguardo con gli altri e di non offrire distrazioni, come l’uso di profumi, che potrebbero disturbare la pratica degli altri.

A seconda del ritiro, le regole possono essere più o meno esplicite e controllate, ma il principio fondamentale rimane il silenzio.

altre tecniche meditative

La giornata tipo è scandita dal ritmo della meditazione e dell’azione. In alcune tradizioni, ad esempio, ci possono essere sessioni in cui si resta completamente immobili, una pratica che può essere più impegnativa rispetto a quella tradizionale, in cui è permesso muoversi per evitare distrazioni.

In alcuni ritiri si passa anche alla meditazione dell’apertura del cuore, la “metta”, che riguarda la gentilezza amorevole.

La Consapevolezza Durante il Sonno

Ogni giorno si inizia presto al mattino e si continua a meditare durante la giornata, mangiando in modo consapevole, dormendo e mantenendo un silenzio profondo.

L’invito è addirittura quello di essere consapevoli anche durante il sonno, sebbene questo sia un obiettivo difficile da raggiungere. In effetti, richiede un grande sforzo essere consapevoli di sé stessi, anche durante il sonno e i sogni.

Tuttavia, non è richiesto esplicitamente da nessuno, e talvolta è anche bello lasciarsi andare al sonno, abbandonandosi alla sua naturale fluidità.

 

Guarda il Video – giornata tipo di un ritiro di 10gg di meditazione vipassana

 

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